Riflessioni su Coulet, Collet, Tracol, Trescol, Accol e Saccol

Rédigé par Enrico Alberini

L’articolo di Bernard Pommel (Tracols, Accols & Saccols) è molto interessante e mi ha fornito informazioni preziose ma anche interrogativi o piuttosto non risposte a domande che mi pongo da tempo.

Dopo l’enumerazione dei “Coulet” di Ardèche, afferma: “L’etimologia della parola COULET non pone problemi: è il passetto, il “passo”, il COULETET è quindi il passo piccolo…”: quindi “Coulet” sarebbe una forma regionale di Collet che sarebbe il passo piccolo”. Anche se sono d’accordo con questa affermazione, è così semplice? Perché se si trova nel Pégorier questa definizione per “Coulet”: collina, piccola montagna, passo -Ubaye, Alpi- (Ardèche, Cévennes, ecc. non sono menzionate! !) per “Collet” non si trova nessuno niente. Questa parola “Collet” mi sembra quindi porre molti problemi.

Secondo Alain Rey (Dizionario Storico della Lingua Francese) questa parola è attestata dalla fine dell’XI secolo, dove viene utilizzata nel senso di “collo” per designare la parte di un animale da macello compresa tra la testa e le spalle; per metonimia il cappio dei bracconieri (1547) e tecnicamente la parte sporgente intorno ad un oggetto circolare. Mantiene il suo vecchio senso di “parte del vestito che circonda il collo” (1280) solo nelle locuzioni colletto montato e mettere la mano al colletto! Non si fa alcun riferimento al significato di piccolo passo geografico.

Si sa che il senso di passo geografico per la parola “Col” è attestato soltanto nel 1635, eliminando a poco a poco i vecchi termini di porto, pas e détroit che sussistono solo localmente (Porto nei Pirenei; Pas soprattutto nel sud-est, ma non esclusivamente; détroit ha cambiato senso).

Collet nel senso di piccolo passo geografico non è dato da nessuno dei dizionari di lingua classica o specializzata (Piccolo o Grande Robert, Piccolo o Grande Larousse, Littré, ecc.), l’unico attestato che io conosca figura nel Dizionario critico della Documentazione Francese ma solo nel senso di piccolo passo. Ora nella realtà questa parola è usata ancora più frequentemente nel senso di collina e senza nessuna attestazione, anche se troviamo più di 200 volte Collet nella nostra bibbia Le Chauvot, le carte dell’IGN la usa, senza dubbio, 4 o 500 volte nel senso di collina! Anche A. Pégorier non lo cita! (almeno direttamente).

Questo è un termine usato centinaia di volte sulle carte (nel senso di col geografico) e di cui non si trova alcuna attestazione! Ora per designare una collina ecco i termini che A. Pégorier propone:

coulet, colet, collet, montagnoun, mountet, mourre, piechet, poiget, pouget, poui, pouiet, pouioulet, puech, puechoun, pujol, puget, puyet, puyot, pujoulet, raspet, serre, tap, taural, taurel, tosenn, toucoulet, toural, truc, truquet, tuchen, tuc, tuquet, turret…

Elenco non esaustivo che doveva permettere di esprimere, in ogni regione, particolarità sottili di cui l’attuale francese è sprovvisto.

Se ci attenessimo alle “prove accademiche” solo il senso della collina per “Collet” dovrebbe essere considerato, strano! Quanto a “Coulet”, non figura nei dizionari francesi.

Il problema, che mi pongo, è il doppio significato di queste due parole Coulet e Collet, quest’ultimo ancora più diffuso (6 o 700 attestazioni nel sud-est)! Il fatto che si tratti di cognomi (1) abbastanza diffusi, (per Coulet, Bernard Pommel indica almeno 951 iscritti + quelli in lista rossa + quelli che non hanno il telefono., questi senza dubbio non molto numerosi), quindi un vecchio nome comune (origine di TUTTI i nomi propri) che dunque ha avuto un significato preciso: il piccolo passo, il promontorio (collina), i due sensi (ma perché?), Ecco una domanda alla quale (come a tante altre) possono, a mio parere, rispondere solo coloro che parlano il “patois”, perché le lingue locali erano molto ricche e molto precise quanto al vocabolario descrittivo utilizzato. Ma quanti altri parlano il “patois”  potrebbero illuminarci? Il mio interlocutore  preferito gli attribuisce solo il senso di Passoo, allora perché questo senso di collina utilizzato anche sulle carte Ign?

(1) Per “Collet”, nome proprio, trovo iscritti al tel. in Isère 340 menzioni (22 per Coulet), 8 nelle Alpi dell’Alta Provenza (110 per Coulet), 24 in Ardèche (63 per Coulet), 5 in Lozère e 85 nell’Hérault (136 per Coulet), ecc.

[La distribuzione di questi due nomi meriterebbe probabilmente uno studio specifico].

Nota : nelle Alpi italiane COL = colline, sommet ; un col si dit Passo o Valico + une serie di sinonimi corrispondenti ai collet, pas, porte, selle, etc. in francese: Bassa, Bocca, Bocchetta, Bocchetto, Breccia, Colla, Colle, Colletta, Colletto, Colma, Colmine, Culmine, Foce, Forca, Forcella, Forcola, Forcelletta, Forcellina, Crocetta, Giogo, Goletta, Goletto, Porta, Porte, Sella, Selletta, Soglia, Soglio, Varco. I termini seguenti designano talvolta dei passi: Croce*, Crocetta*, Fosso°, Gola°°, Stretta°°°, Trincea***, Trincee***. I termini seguenti sono locali: Bocchin, Bocchino (Ligurie) ; Bassetta, Joch, Jochl, Sattel, Scharte, Scheideck, Tor, Torl, Turl, Coi, Col, Colle (Trentino, Alto Adige) ; Coi, Col, Colle (Veneto) Forche, Forchia, Foredor (Friuli) ; Callare, Maesta, Marginata****, Foce, Focetta, Focola, Forbice (Toscana) ; Guado, Vado (Abruzzo) ; Arcu, Gemma, Gianna, Janna, Enna, Sedda (Sardegna) ; Portella (Sicilia). Le parole in corsivo hanno il doppio siginificato: passo e cima, la maggior parte delle volte ma anche  croix*, °fossé, °°gorge, °°°défilé,***tranchée, ****calvaire.

Questo glossario, che non pretende di essere esaustivo, dimostra chiaramente che il problema non è limitato alle nostre regioni.

TRACOLS, TRESCOLS

“tracol” eo “trescol” sono la stessa parola: “tra-col” o “tres-col”. Come in francese dove abbiamo “tra-versare” e “tra-passare” che all’origine avevano lo stesso significato. Perché “Tracol” in Ardèche essenzialmente? Abitudini, evoluzione della lingua? Il prefisso “tra” esiste però un po’ dappertutto per altre parole. Ce n’è uno conosciuto da tutti, “la Tramontana”. Si trova più localmente “tra lou serre”, “tra la crous” (oltre la croce; si pronuncia la “s” alla fine) e si potrebbe riflettere sul nome della grotta di “Trabuc”…(situata nel Gard a 15 km sud-ovest di Alès).

Prendiamo ora il termine “Trescol” che compare nello Chauvot con localizzazioni nei dipartimenti dell’Aveyron, del Gard e dell’Hérault. Questo termine, che si trova sulle carte Ign 1:25000, non figura in nessuno dei dizionari classici o geografici. Ecco cosa ho trovato su di lui:

A. Pégorier dà nel suo glossario “Trecol, trecou”: punto culminante di una montagna, cima – Alpi, Languedoc, (non ho mai trovato nulla di simile nelle Alpi, né nel Languedoc, ma lo conosco meno bene),

Alibert nel suo dizionario occitano-francese dà “Trescol”: punto culminante, picco, orizzonte, tramonto di un astro (molto curioso, ma vedere 4 a),

sul campo, le “Trescol” delle carte Ign si presentano come menzioni che possono designare sia i passi che le frazioni molto vicine a questi passi geografici, generalmente un centinaio di metri (cfr. 4b),

due conversazioni in patois, da cui emerge:

a) un uomo di 93 anni (del Tarn, al confine con Aveyron) si ribella perché il comune ha dato il nome di “trescol” ad un quartiere situato ad est: “È un errore, avrebbe dovuto essere situato ad ovest, dove il sole tramonta”!

b) un uomo di Cévenol in Ardèche (originario del Gard) mi dichiara che questa parola gli è perfettamente nota e designa “ciò che è al di sotto del passo che si attraversa”, quindi il borgo vicino, ma identifica perfettamente la presenza di un passo!

Ecco alcune precisazioni che mi fornisce un abitante dell’Ardèche:

SACCOL

Il “saccol” si dice “sescouol” nella regione di Villefort, ma non ha nulla a che fare con i passi della montagna poiché si tratta di una specie di cuscino per trasportare i carichi attraverso questi “acouols” dove i muli e gli asini non possono passare. In realtà non è un cuscino, è un sacco. Un sacco in grossolana tela di iuta (di quelli che servono per trasportare le patate, tra l’altro) è riempito di paglia e poi chiuso ermeticamente con uno spago; lo si gira per comprimere la paglia dal lato che si è appena chiuso e, al contrario, si piega il sacco in due. Sovrapponendo un angolo all’altro si forma una specie di cuffia appuntita che dà al sacco l’aspetto di un piccolo mantello. Si può così appendere sulla testa (dove non c’è paglia), pende nella parte posteriore e là la paglia protegge il dorso del portatore ma il suo scopo è di formare una sorta di gobba che permette al carico di non scivolare e di riposare quasi piatta per assicurarne un trasporto più facile (tutto è relativo!). E posso dire, per esperienza diretta, che è la testa che fa male rapidamente perché tutto il carico tira sul “cappuccio” ed è la fronte e le cervicali che sopportano il peso. In realtà è il “collo” dell’uomo che lavora! Nel dialetto del sud Lozère si ha una sola parola per il “col” e il “cou”.

ACOUOL e…….altro

“Acouol” è la stessa cosa che “accol”.

Quando do parole in “patois” è sempre una trascrizione “pseudofonetica”, perché non ne ho mai imparato l’ortografia, supponendo che ce ne sia una “ufficiale”!

Citate la parola provenzale “ACOU”. Poiché siamo nel problema della lingua (ben oltre la semantica del “col”), vi segnalo una possibile ambiguità con questa parola “acou”:

Basta aggiungere una “t” a “acou” per fare “acout” (si pronuncia la “t”) e si ha un senso tutto diverso; un “acout” (sempre nella regione di Villefort) è la pietra da affilare che usano i falciatori, una pietra di circa 30 cm di lunghezza. Questa pietra è in una sorta di recipiente che il mietitore pende davanti alla sua cintura; contiene acqua affinché la pietra sia sempre bagnata per affilare la falce con grande regolarità durante la falciatura. In Lozère questo contenitore è di legno e a forma di zoccolo, senza tallone naturalmente. Il suo nome è “lou coud(r)io”.

Talvolta c’è la stessa differenza di pronuncia per una stessa parola “patois” tra Villefort e Carpentras, come c’è per una stessa parola tra il francese e l’inglese.

Piccola osservazione: bisogna stare attenti a non cercare una radice unica a due parole apparentemente molto simili.

Es. “draille” e “Daille” non hanno assolutamente nulla a che fare, “draillo” si sa, naturalmente,  è il percorso intrapreso dai transumanti. ” daillo” è semplicemente la falce…… che si affila con “acout”.

Michel de Brébisson
michel.debrebisson@wanadoo.fr