Come chiamare un passo in Francia

Rédigé par Enrico Alberini

“Saranno considerati soltanto i passi che, ufficialmente, portano questo nome e figurano sulle mappe …. compresi i passi denominati da un cartello sul passo o da un cartello direzionale” (Art. 2 della regola del gioco del Club des Cent Cols)

È chiaro che la geologia, la geomorfologia, la geografia non bastano a definire l’esistenza di un passo, solo la sua denominazione ne fonda l’esistenza, la toponomastica prevale sulle scienze del paesaggio.

Conclusione: un passo esiste solo quando viene denominato.

“… la denominazione è un atto metafisico di valore assoluto; è l’unione solida e definitiva dell’uomo e della cosa, perché la ragione d’essere della cosa è di richiedere un nome e la funzione dell’uomo è di parlare per dargliene uno”

SARTRE  (Situazione I)

È tutto chiaro? Sì, se si conosce quali sono i termini accettati o accettabili. Non si tratta del nome proprio del passo, ma del titolo, cioè dei sinonimi del termine generico “passo”.

Un’esperienza semplice, ripetuta più volte, mi ha mostrato l’ignoranza quasi totale di tutti i miei interlocutori su questo argomento. A questa semplice domanda: come si chiama un passo in Francia? Ottengo un numero di risposte che varia da due a cinque termini diversi nel migliore dei casi, mai oltre, qualunque sia la cultura o anche l’interesse particolare (membro della nostra Confraternita) dell’interlocutore!

Nella collezione della rivista dei Cent Cols si trovano due piccole liste di mezza pagina. Nella prima (cfr. n. 8, pag. 57) Filippo Giraudin dà cinquantadue sinonimi con qualche commento (precisazione sul significato dei termini e sui loro luoghi geografici di utilizzo); nella seconda (cfr. n. 15, p. 25) Hervé Lachaume cita sedici termini francesi in un elenco di sei paesi europei. Infine, molto di recente Camille Winghardt (cf. Nr 23, p. 26) cerca, e trova, cento sinonimi nella seconda edizione della Guida Chauvot.

L’elenco pubblicato nel 1979 da Philippe Giraudin è molto interessante perché riporta termini sconosciuti nei repertori allora disponibili (la prima edizione del Chauvot uscirà solo alla fine del 1981); quello di Hervé Lachaume cita alcuni termini nuovi; L’articolo di Camille Winghardt è divertente ma privo di rigore, solo ottantaquattro dei cento termini citati sono effettivamente dei titoli che figurano nella seconda edizione della Guida Chauvot, gli altri sedici sono sia dei nomi propri (e non dei titoli) o termini che non esistono.

Questo problema può, in effetti, essere affrontato in due modi diversi:

  • sia stabilendo un glossario a partire dalla nostra lista ufficiale: l’opera “8500 cols de France” di Robert e Monique Chauvot (più i supplementi pubblicati o da pubblicare),
  • sia creando tale glossario a partire da termini raccolti nelle diverse opere esistenti: dizionari, lessici, glossari, guide, ecc. specializzati nei termini geografici in francese ma anche nelle lingue regionali, dialetti e dialetti del nostro paese.

Il primo metodo mi ha portato ad un elenco di 112 termini ottenuti a partire dal trattamento sistematico dell’opera “8500 cols de France” di Robert e Monique Chauvot (vedi  il  GLOSSARIO I).

Il secondo metodo mi porta attualmente ad un elenco di 248 termini ottenuti a partire dalla lettura attenta di numerose guide, opere lessicologiche e geografiche e, più recentemente, di scambi con alcuni corrispondenti che, dopo le prime pubblicazioni del glossario, hanno avuto la gentilezza di comunicarmi le loro conoscenze e le loro scoperte (vedi GLOSSARIO II).

Alcune note su queste liste:

  • a prima, grazie alle agevolazioni offerte dall’informatica, è quasi sicura, benché non si possa escludere una scoperta di un termine a bassissima frequenza di apparizione o che figuri in una posizione poco ortodossa (lingua agglutinante),
  • la seconda è evidentemente molto diversa, poiché propone termini ancora non riconosciuti (nella misura in cui non figurano ancora nella nostra “bibbia”, il Chauvot) e di cui alcuni possono essere contestati. Vi ritroveremo tutti i termini della lista di Philippe Giraudin, invece non ho preso in considerazione diversi titoli della lista di Hervé Lachaume (come vetta, montagna, salita, divisione, cresta) che non hanno, per il momento, trovato prove certe della loro equivalenza a “col” in francese o in una lingua regionale di Camille Winghardt.

Alcune precisazioni su queste liste:

  • nella prima, si è dovuto fare un certo numero di scelte per non moltiplicare indebitamente il numero di menzioni. A titolo d’esempio, prendiamo la menzione “col”, in primo luogo il singolare e il plurale non sono disgiunti, col e cols sono raggruppati; ma allo stesso modo, si troveranno sotto questo termine unico menzioni come il basso, l’alto, il piccolo, il grande, il falso passo che sono quindi considerati aggettivi qualificativi e non come termini originali. Lo stesso trattamento è stato riservato per il male, il grande, il piccolo passo (così come per Malpas e Maupas, che è forse più discutibile) o ancora la grande, la falsa, la doppia breccia. Molti altri problemi dello stesso tipo, in altre parole, sono stati risolti nel senso della semplificazione, con l’obiettivo non di moltiplicare il numero di termini, ma di isolare i termini originali,
  • nella seconda, ci si trova di fronte ad un problema linguistico noto: la variabilità dei dialetti e molto peggio dei patois. A meno di essere uno specialista di ciascuna di queste lingue, come determinare se, per esempio, tale termine non dovrebbe essere semplicemente considerato come il plurale (il femminile) di un altro? Infine, il significato di questo o quel termine può essere discusso, poiché se la dialettologia e la lessicologia sono scienze consolidate, non pretendono una sicurezza assoluta.

Quale può essere l’utilità di queste liste?

Se si pensa che il repertorio dei valichi di Francia rappresenta un patrimonio che cerchiamo di preservare, mi sembra che per stabilirlo nel modo più completo possibile, è necessario cercare i passi corrispondenti ai termini che non figurano ancora nel primo elenco. Due esempi di questo tipo di lavoro

  • cot e cotch: il primo termine figura nello Chauvot (anche se in modo non estensivo, ad esempio: cot de Jou vicino al col de Jou (o Croix du cot de Jou); il secondo termine non vi figura, l’lGN lo utilizza sulle sue carte? Non lo so (per ora), ma ecco un esempio di lavoro da intraprendere,
  • la série sarrat, sarret, sarrot: nessuno di questi termini (citato da Ph. Giraudin dal 1979) si ritrova nello Chauvot. Ho iniziato ad esaminare la TOP 25 sopra Saint Girons e ho trovato una serie di “Sarrat” che, alla luce della mappa, sembrano più spesso in posizione di vetta che di passo. Questo non deve sorprenderci, questo problema è frequente per altre parole, ex: collet nelle Alte Alpi. Basta usare un criterio geografico per eliminare i vertici.

La frequenza di apparizione dei 112 termini è evidentemente estremamente variabile; la tabella seguente dà a titolo d’esempio, i 14 termini più utilizzati e le loro frequenze d’uso:

TERMINE Numero d’uutilizzo TERMINE Numero d’uutilizzo
mulattiero + stradale = totale mulattiero + stradale = totale
Col(s) 4225 + 1818 = 6043 Port 84 + 8 = 92
Pas 811 + 94 = 905 Lepoa 38 + 12 = 50
Bocca 477 + 109 = 586 Foce 26 + 13 = 39
Collet(s) 186 + 56 = 242 Collade(s) 32 + 3 = 35
Brèche 218 + 0 = 218 Collada 34 + 0 = 34
Baisse 203 + 12 = 215 Golet 25 + 8 = 33
Passage 117 + 4 = 121 Hourquette 30 + 1 = 31

Per maggiori dettagli, vedi il GLOSSARIO F.

La frequenza dei termini meno utilizzati è tanto più bassa in quanto sono vittime del fenomeno delle costruzioni pleonastiche, provenienti da dialoghi di sordi tra i cartografi francesi (molto sicuri di loro) e i coltivatori patoisants nel XIX secolo, all’atto dell’elaborazione delle carte (dette di stato maggiore), antenati dei nostri top25, da cui i passi della Baisse, della Collette, delal Courade, dei Coutchets, di Creu, dela Fenêtre, di Foce, di Port, ie Porte, del Pertus, di Porteille, di Portet, di Pourtanelle, del Trou, del Seuil, del Sattel, ecc., tutti questi termini – e molti altri – sono sufficienti a se stessi. Gli esempi, con altri termini, sono altrettanto frequenti: Non della Goccia, della Breccia, della Colla, del Coulet, ecc. o breccia della Cochette, del Cot. Si possono trovare esempi doppiamente o triplamente tautologici come Croix du Cot o Col de la Croix du Coulet! Per me, infatti, è molto chiaro che tutti i passi della Croce sono ridondanze; il termine “croce” figura peraltro nei due elenchi sia nella sua forma francese, sia in forme dialettali (Creu, Croce, Croez, croueis, crouts, …) così come nei glossari di lingue straniere (Croce, cruz, Reuz, …) con il senso di passo. L’abitudine di segnare i passi (passaggi) di una croce è molto antica nei paesi di civiltà cristiana e la simbologia è forte ed evidente. Simbolismo che si ritrova in altre civiltà con altri marchi (cairn, orifiamme, mulini a preghiera, ecc.). Le croci in posizione di colle geografico sono numerose e se, anche in questo caso, occorre utilizzare un criterio geografico per eliminare le cime o gli incroci (in pianura o in foresta) la situazione non è diversa da quella evocata precedentemente per “collet” e che esiste allo stesso modo per pas, golet, goulet, coll, colle, fenêtre, sattel, ecc. per i quali a volte bisogna decidere secondo la loro posizione geografica

A mio avviso, c’è un patrimonio da salvare e un vasto campo di studi.

Se siete appassionati o semplicemente interessati, vi propongo di prendere contatto con me per scambiare i nostri punti di vista e le nostre informazioni su questo argomento (1).

Grazie in anticipo per i vostri suggerimenti, le vostre proposte, le vostre critiche.

Nota bene 1: la denominazione di sinonimo si applica a tutti i termini citati nella seconda lista?  Si se non vi è ambiguità per i termini che sono traduzioni in lingue locali (con tutta la ricchezza legata alla variabilità di queste), o equivalenti di tipo geografico descrittivo (come breccia, finestra, ecc.). Per contro, si può essere scioccati di incontrare termini come: «area, baracca, croce, ecc.» Qui effettivamente il termine sinonimo non è probabilmente appropriato, si tratterebbe piuttosto di forme di elisione analoghe, per esempio, alla situazione seguente: non si dice «Vado alla città di Grenoble, al comune di Vizille o al villaggio di Vif», ma «vado a Grenoble, a Vizille, a Vif», non si può dire che città, comune, villaggio siano sinonimi, ma piuttosto denominazioni sottointese dello stesso tipo. È un fenomeno analogo che ha fatto dire (e poi scrivere) «area dei Cani, baracca del Cavallo Morto, croce di Bor, ecc.» invece di «Passo dell’area dei Cani, Passo della baracca del Cavallo Morto, Passo della croce di Bor, ecc.» perché l’abitudine era presa (a volte da un’eternità) di mettere un riparo o una croce in cima a questi passi. Ecco perché sostengo la tesi dell’adozione di un certo numero di termini nell’elenco dei sinonimi della parola col, anche se in questo caso questa denominazione di sinonimo non è adeguata.

Nota bene 2: nel glossario II, la nota a+b+c corrisponde alle seguenti situazioni:

a = col (ou pas ou …) de, de la , du, des, etc.; b = Le col (ou le pas ou …), le petit, le bas, …; c = Col, Brèche, Collet, …

(1)  Michel de Brébisson, 10, rue des Ayguinards, 38240 MEYLAN